Ciao a tutti,
volevo provare a dire anch’io qualche mio pensiero sull’argomento che sembra essere interessante, forse più di quello che forse appare, proprio perché potrebbe celare tutt’altro di ciò che appare. Per cui non dicendo forse si conferma esattamente quello che si vuole dire.
Su cosa sia la cattiveria e cosa la determinazione… perché si pensa che la cattiveria possa aiutare a fare, a divenire? Così come la determinazione può far diventare?
Sembra, ma potrei sbagliarmi, che il fatto di voler avere più cattiveria o quella che forse potrebbe essere più determinazione, nasconda il… divenire. E sul divenire credo di aver letto qualcosa su…
http://www.ilguerriero.it/codino/artimarzi...iledivenire.htmSolitamente indichiamo la cattiveria come un qualcosa di negativo, mentre la determinazione la associamo a qualcosa di positivo. Quindi essere cattivi è male, mentre essere determinati è bene.
Ma cosa vuol dire essere cattivi? E quando si è cattivi?
Forse per poter dire che si è cattivi lo si deve paragonare a qualcosa che invece si ritiene buono.
Solitamente l’azione cattiva è quella per cui si contravviene a certe regole e usi propri del contesto nel quale si agisce. Quindi potremmo dire che l’azione può essere cattiva in relazione alla trasgressione là dove esistono regole da rispettare. Senza per questo venir meno il risultato che si voleva ottenere. Mentre là dove non esistono regole forse l’azione cattiva potrebbe essere quella che ci porta ad un errato agire in relazione a ciò che si voleva ottenere per cui non si ottiene ciò che volevamo avere.
In un combattimento come dovremmo essere? Cattivi o buoni? Ma piuttosto, come è stato già detto, come dovrebbe essere un guerriero… un buon guerriero o un cattivo guerriero?
E quindi un buon guerriero può essere cattivo? O semplicemente un buon guerriero è colui che combatte per come sa e come può? In caso contrario come potrà combattere combattendo? Senz’altro allora sarà un cattivo guerriero, volendo mostrare ciò che non è e non sa.
A volte però parlando di cattiveria forse sottendiamo quella che potremmo dire essere invece la determinazione, vero? Sembrerebbe più congeniale al combattente, al guerriero. Colui che è determinato è forse colui che si prefigge un risultato finale, per cui imposta le proprie azioni, e quindi le proprie energie, per poter ottenere quel risultato, vero?
Ma è possibile essere determinati? E’ possibile aumentare la propria determinazione? Forse ci vorrebbe un buon motivo per poter essere così determinati da fare ciò che vogliamo ottenere. E se è questione di motivo, certamente potremmo trovarlo per poter essere determinati. Più la motivazione sarà forte, più saremo determinati, tanto da credere di poter superare ogni ostacolo che sembra crescere dinnanzi a noi.
Ma nel creare il motivo per poter essere meglio determinati nelle nostre azioni, forse ci sforziamo anche nel voler credere che tale obiettivo sia ciò che deve essere. Così che finiamo per credere e nel fare tutto in funzione di quel motivo. Divenendo noi talvolta il motivo stesso, cioè identificandoci con l’obiettivo.
Lo sforzo di divenire tale si nota quando poi tale motivo viene meno, in quanto ogni cosa che costruiamo per voler essere viene poi inevitabilmente meno. Per cui ciò che stiamo facendo si annulla nell’istante stesso in cui tale motivazione viene meno. Ecco quindi che il motivo che avevamo trovato risultava essere qualcosa di esterno a noi, e quindi essendo esterno esso può venir meno e venendo meno viene meno anche la nostra azione.
Potrei azzardare a dire che la determinazione, per come ho cercato di spiegare, ma non credo possa essere la sola spiegazione, è piuttosto simile all’illusione. L’illusione di credere che sia, quando invece non è, dal momento che essa può rivelarsi non essere ciò che si pensava.
Pensate in un combattimento cosa potrebbe accadere se si realizzasse questo…
Forse ciò non accadrebbe se non ci illudessimo di voler diventare ciò che non siamo. Perché se lo fossimo come potrebbe venir meno? Al contrario se non lo siamo è possibile che venga meno, proprio perché non è mai esistito, lo abbiamo solo creduto.
Il credere può venir meno, ma non la fiducia. Infatti il credere porta inevitabilmente alla ricerca di continue conferme, proprio per poter continuare a credere che sia. Mentre la fiducia c’è o non c’è. Se c’è essa non ha bisogno di alcuna conferma ma solo di esistere come tale, per cui le nostre azioni saranno esattamente per come abbiamo fiducia, ma fiducia in cosa? Non certo in qualcosa di esterno per cui si tornerebbe al punto di partenza, ma fiducia in ciò che noi siamo, per come siamo, non per come vorremmo credere di essere. Quella fiducia per cui non esiste esitazione nell’azione che compiamo, così che nel combattimento ogni nostro movimento sarà privo di incertezza, non essendoci alcun dubbio su ciò che stiamo facendo, in quanto ciò che stiamo facendo è espressione della fiducia che abbiamo in noi, noi siamo l’azione. Buona o cattiva che sia, è un termine di paragone che è estranea all’azione in quanto tale. All’esterno potrà apparire determinata, mentre per chi la sta compiendo non esisterà alcuna differenza, quella differenzia che è il tempo, cioè memoria, il passato. Nell’azione, che è sempre presente, non c’è presenza di tempo, anche se per chi vede essa apparirà come una danza, forse la danza della vita?
Ma allora come si può vincere un combattimento? Forse invece di pensare a vincere perché non si pensa a combattere?
Invece di pensare a cosa e come dovrebbe essere la vita, perché non la si vive per come essa è? Ma per poterla vivere dovremmo sentirla come tale e se non abbiamo fiducia in noi stessi cosa mai potremmo sentire? Solo quello che ci conviene credere di dover sentire, per cui negando ciò che crediamo sia negativo, stiamo forse già negando noi stessi, in quanto anch’essa è parte di noi, anche se non vorremmo. Ma il volere ha mai fatto vincere l’uomo? Dipende da cosa si intende forse per vittoria e non sempre è ciò che sembra voler dire…
Che c’entra la vita con il combattimento? Se pensate che non c’entri allora penserete anche che la vita sia separata dal combattimento. Ma il guerriero combatteva per la vita o viveva per combattere?
Ma allora cosa è ciò che chiamiamo cattiveria? cosa è ciò che chiamiamo determinazione? Forse il… tempo?
….
Questo è solo una mia riflessione che potrebbe anche non essere… chiara, ma per questo siamo qui a discuterne, per poterci confrontare ognuno con le argomentazioni che sa e può portare… modificando eventualmente il proprio pensiero se le argomentazioni dell’altro possono sembrare migliori delle proprie.
Ciao...