cattiveria agonistica, il piu' determinato il piu'cattivo vince

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dekkers91
view post Posted on 25/3/2007, 19:50




COME SI PUO' INCREMENTARE LA PROPRIA CATTIVERIA PRIMA DI UN INCONTRO
 
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Ramon80
view post Posted on 26/3/2007, 11:24




Ciao dekkers91, :D
hai fatto una domanda molto semplice, ma che, a parer mio, richiede una risposta molto accurata. -_-

Come dici tu: il piu determinato il piu cattivo vince. :angry:
In altre righe, possiamo dire che vince chi impone la propria personalità sull'altro, e non solo in un confronto su di un ring, ma nella vita in generale.

Non c'è una risposta secca su come incrementare la cattiveria agonistica, posso dirti che questa può essere solo il frutto di esperienze, in questo caso, disputando incontri su incontri, e avendo un buon maestro che ti indichi via via, come incanalare tutte le sensazioni che ti derivano da un incontro (sono sempre diverse, sotto vari aspetti).

Difatti dobbiamo far attenzione e saper distinguere la cattiveria innata, (l'istinto) in cattiveria agonistica. C'è una sottile linea di confine, ma che cambia molto l'una dall'altra.

Per adesso non dico altro....attendiamo che qualche altro posti su questo argomento...è un argomento molto "allettante" :woot:

a presto
Ramon
 
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rino2
view post Posted on 26/3/2007, 14:04




Pienamente d'accordo con ramon,
e sulla base di quello ke ha scritto, direi che la cattiveria agonistica è quaella cattiveria che sfocia in aggressività, ma nel rispetto delle regole, (quindi controllata, conscia);
mentre per cattiveria (nel vero sensso della parola), può essere solo dannosa, in quanto non controllata e quindi deleteria per il combattimento sportivo...
al contrario invece, se si parla di cattiveria intesa per il combattimento da strada...

aspettando altre opinioni... :D
ciao

 
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il destino verde
view post Posted on 26/3/2007, 15:46




Salve a tutti. :D

Dal modo in cui viene posta la domanda, così, senza mezzi termini, chi l’ha posta sembra intanto ritenere che:
a) la cattiveria possa servire per vincere;
b) la si possa incrementare, a tale scopo.
Viene specificato cattiveria “agonistica”, tanto per non passare minimo minimo da aggressivo.
Ma il termine cattiveria, per quanto suggestivo per la nostra parte oscura, non è così semplice da gettare là….
Vero che è argomento interessante, e forse anche delicato…
Proviamo qualche riflessione:
dovrebbe essere abbastanza evidente che determinazione e cattiveria sono cose ben diverse, per quanto talvolta possano viaggiare insieme;
d’altronde un po’ determinati e un po’ cattivi lo siamo tutti, chi più chi meno, a seconda delle situazioni cui ci troviamo a reagire;
imporre la propria personalità non sempre implica determinazione o cattiveria: talvolta è arroganza, prepotenza, che spesso nasconde estrema debolezza. In tali casi l’imposizione dura breve tempo, secondo leggi e dinamiche di gruppo abbastanza frequenti.
La cattiveria, infatti, a mio personale avviso, è spesso (se non sempre, come anche l’aggressività, la rabbia, finanche l’ira) manifestazione esterna di ferite, debolezze, insicurezze irrisolte.
In casi di questo tipo, il ring può diventare luogo di esorcizzazione, anche se le eventuali vittorie raramente possono giungere allo scopo esorcizzante e tantomeno “sanante”…
Non credo esista una cattiveria innata, forse solo una lotta per la sopravvivenza che spesso in natura viene chiamata crudeltà (perché tale ci sembra, ma..); la cattiveria credo invece nasca forse da un ritorno psicologico di certi avvenimenti vissuti attivamente o passivamente.
Per non andare troppo fuori tema, posso aggiungere che forse, per vincere un match, serve (oltre all’indubbio allenamento) determinazione (e se c’è passione in ciò che si fa in genere c’è anche quella) e la consapevolezza di ciò che ci porta a salire su un ring.
Se invece parliamo di tensione agonistica, allora è un altro discorso e lascio la parola agli atleti del ring.
Un guerriero combatte. Un guerriero cattivo è un cattivo guerriero. ;)

Il destino verde

 
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rosco8
view post Posted on 4/4/2007, 12:46




salve a tutti, :D

discussione davvero interessante ma... fose avete scambiato il termine "cattiveria" con quello di determinazione?

senza chiarire prima cosa si intende per cattiveria... credo sia difficile continuare o arrivare a risultati attendibili. :sick:

la cattiveria è un sentimento negativo... la determinazione è tutt'altro credo... :cry:

ciaso a presto :wub:

Rosco8
 
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il destino verde
view post Posted on 5/4/2007, 07:17




Salve, rosco8. :D
Giusta osservazione: del resto, prima di parlare di come questi sentimenti possono influenzare l’attività da ring, bisognerebbe analizzarli; il mio intervento nasce, infatti, da un certo stupore nel vedere come il termine cattiveria sia stato associato con “leggerezza” al momento agonistico, magari non intenzionalmente, ma sicuramente passibile di far sorgere equivoci, anche solo terminologici.
Senza andare troppo off topic, infatti, nel mio post avevo osservato come determinazione e cattiveria siano cose diverse, anche se non necessariamente antitetiche.
Detto questo, senza rubare il mestiere - perché non ne ho né l’intenzione né le capacità - agli analisti e studiosi della psiche umana, cattiveria e determinazione secondo me attengono a due momenti diversi dell’atteggiarsi dell’animo umano: la cattiveria credo possa essere inquadrata nella categoria dei sentimenti, generati da una emozione in genere di reazione ad una esperienza; la cattiveria può trovare poi molti modi di attuazione verso l’esterno, in dipendenza dalle caratteristiche soggettive di ciascuno.
Con la determinazione siamo infatti già nel momento dell’attuazione, della manifestazione esterna del sentimento che allora può venir meglio inquadrata come volontà, (conscia o inconscia, ma qui si apre un mega capitolo decisamente arduo), ed attiene più forse al modo in cui si agisce, in genere assumendo un atteggiamento di costanza e perseveranza nell’azione (o in più azioni), spesso in vista e nell’ottica del raggiungimento di uno o più obiettivi.
Se può essere più facile (se non altro per esperienza ed associazione) affermare che la cattiveria ha connotati “negativi”, nel senso di avere effetti nocivi per sé e per gli altri, non altrettanto lo è per la determinazione che, solo se associata ad un sentimento negativo come quello della cattiveria, ne assorbe la qualità: come dire che si può essere molto determinati nel perseguire obiettivi dettati dalla propria cattiveria……
Pertanto, la determinazione in sé non è connotata in senso positivo o negativo: lo è in dipendenza del sentimento che viene esternato, perché ne è solo la modalità.
Attenzione, in ogni caso, alle connotazioni di negativo e positivo: sono classificazioni a posteriori rispetto ad un giudizio di valore.

Tutto ciò, ovviamente, a mio modesto avviso, e ci sarebbe ancora molto da osservare e su cui riflettere…ad esempio anche sulla distinzione tra cattiveria ed aggressività…(la nostra lingua ha una formidabile serie di sfumature, vero? Ma non ce la fa lo stesso a stare dietro alla molteplicità delle umane sensazioni)…..lancio la palla….. ;)

Ciao ciao :D
Il destino verde

 
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spada di fuoco
view post Posted on 12/4/2007, 09:33




Ciao a tutti,
volevo provare a dire anch’io qualche mio pensiero sull’argomento che sembra essere interessante, forse più di quello che forse appare, proprio perché potrebbe celare tutt’altro di ciò che appare. Per cui non dicendo forse si conferma esattamente quello che si vuole dire. :o:
Su cosa sia la cattiveria e cosa la determinazione… perché si pensa che la cattiveria possa aiutare a fare, a divenire? Così come la determinazione può far diventare?
Sembra, ma potrei sbagliarmi, che il fatto di voler avere più cattiveria o quella che forse potrebbe essere più determinazione, nasconda il… divenire. E sul divenire credo di aver letto qualcosa su…
http://www.ilguerriero.it/codino/artimarzi...iledivenire.htm
Solitamente indichiamo la cattiveria come un qualcosa di negativo, mentre la determinazione la associamo a qualcosa di positivo. Quindi essere cattivi è male, mentre essere determinati è bene.
Ma cosa vuol dire essere cattivi? E quando si è cattivi?
Forse per poter dire che si è cattivi lo si deve paragonare a qualcosa che invece si ritiene buono.
Solitamente l’azione cattiva è quella per cui si contravviene a certe regole e usi propri del contesto nel quale si agisce. Quindi potremmo dire che l’azione può essere cattiva in relazione alla trasgressione là dove esistono regole da rispettare. Senza per questo venir meno il risultato che si voleva ottenere. Mentre là dove non esistono regole forse l’azione cattiva potrebbe essere quella che ci porta ad un errato agire in relazione a ciò che si voleva ottenere per cui non si ottiene ciò che volevamo avere.
In un combattimento come dovremmo essere? Cattivi o buoni? Ma piuttosto, come è stato già detto, come dovrebbe essere un guerriero… un buon guerriero o un cattivo guerriero?
E quindi un buon guerriero può essere cattivo? O semplicemente un buon guerriero è colui che combatte per come sa e come può? In caso contrario come potrà combattere combattendo? Senz’altro allora sarà un cattivo guerriero, volendo mostrare ciò che non è e non sa.
A volte però parlando di cattiveria forse sottendiamo quella che potremmo dire essere invece la determinazione, vero? Sembrerebbe più congeniale al combattente, al guerriero. Colui che è determinato è forse colui che si prefigge un risultato finale, per cui imposta le proprie azioni, e quindi le proprie energie, per poter ottenere quel risultato, vero?
Ma è possibile essere determinati? E’ possibile aumentare la propria determinazione? Forse ci vorrebbe un buon motivo per poter essere così determinati da fare ciò che vogliamo ottenere. E se è questione di motivo, certamente potremmo trovarlo per poter essere determinati. Più la motivazione sarà forte, più saremo determinati, tanto da credere di poter superare ogni ostacolo che sembra crescere dinnanzi a noi.
Ma nel creare il motivo per poter essere meglio determinati nelle nostre azioni, forse ci sforziamo anche nel voler credere che tale obiettivo sia ciò che deve essere. Così che finiamo per credere e nel fare tutto in funzione di quel motivo. Divenendo noi talvolta il motivo stesso, cioè identificandoci con l’obiettivo.
Lo sforzo di divenire tale si nota quando poi tale motivo viene meno, in quanto ogni cosa che costruiamo per voler essere viene poi inevitabilmente meno. Per cui ciò che stiamo facendo si annulla nell’istante stesso in cui tale motivazione viene meno. Ecco quindi che il motivo che avevamo trovato risultava essere qualcosa di esterno a noi, e quindi essendo esterno esso può venir meno e venendo meno viene meno anche la nostra azione.
Potrei azzardare a dire che la determinazione, per come ho cercato di spiegare, ma non credo possa essere la sola spiegazione, è piuttosto simile all’illusione. L’illusione di credere che sia, quando invece non è, dal momento che essa può rivelarsi non essere ciò che si pensava.
Pensate in un combattimento cosa potrebbe accadere se si realizzasse questo…
Forse ciò non accadrebbe se non ci illudessimo di voler diventare ciò che non siamo. Perché se lo fossimo come potrebbe venir meno? Al contrario se non lo siamo è possibile che venga meno, proprio perché non è mai esistito, lo abbiamo solo creduto.
Il credere può venir meno, ma non la fiducia. Infatti il credere porta inevitabilmente alla ricerca di continue conferme, proprio per poter continuare a credere che sia. Mentre la fiducia c’è o non c’è. Se c’è essa non ha bisogno di alcuna conferma ma solo di esistere come tale, per cui le nostre azioni saranno esattamente per come abbiamo fiducia, ma fiducia in cosa? Non certo in qualcosa di esterno per cui si tornerebbe al punto di partenza, ma fiducia in ciò che noi siamo, per come siamo, non per come vorremmo credere di essere. Quella fiducia per cui non esiste esitazione nell’azione che compiamo, così che nel combattimento ogni nostro movimento sarà privo di incertezza, non essendoci alcun dubbio su ciò che stiamo facendo, in quanto ciò che stiamo facendo è espressione della fiducia che abbiamo in noi, noi siamo l’azione. Buona o cattiva che sia, è un termine di paragone che è estranea all’azione in quanto tale. All’esterno potrà apparire determinata, mentre per chi la sta compiendo non esisterà alcuna differenza, quella differenzia che è il tempo, cioè memoria, il passato. Nell’azione, che è sempre presente, non c’è presenza di tempo, anche se per chi vede essa apparirà come una danza, forse la danza della vita?
Ma allora come si può vincere un combattimento? Forse invece di pensare a vincere perché non si pensa a combattere?
Invece di pensare a cosa e come dovrebbe essere la vita, perché non la si vive per come essa è? Ma per poterla vivere dovremmo sentirla come tale e se non abbiamo fiducia in noi stessi cosa mai potremmo sentire? Solo quello che ci conviene credere di dover sentire, per cui negando ciò che crediamo sia negativo, stiamo forse già negando noi stessi, in quanto anch’essa è parte di noi, anche se non vorremmo. Ma il volere ha mai fatto vincere l’uomo? Dipende da cosa si intende forse per vittoria e non sempre è ciò che sembra voler dire…
Che c’entra la vita con il combattimento? Se pensate che non c’entri allora penserete anche che la vita sia separata dal combattimento. Ma il guerriero combatteva per la vita o viveva per combattere?
Ma allora cosa è ciò che chiamiamo cattiveria? cosa è ciò che chiamiamo determinazione? Forse il… tempo? :D ….
Questo è solo una mia riflessione che potrebbe anche non essere… chiara, ma per questo siamo qui a discuterne, per poterci confrontare ognuno con le argomentazioni che sa e può portare… modificando eventualmente il proprio pensiero se le argomentazioni dell’altro possono sembrare migliori delle proprie.

Ciao... :)
 
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Davide27
view post Posted on 17/11/2013, 09:11




Ciao a tutti
Ma qui le persone srivono tanto per scrivere o per sembrare esperti che non sono.
La domanda era "come ritrovare la cattiveria agonistica", che coca è lo sappiamo tutti
Ciao
 
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Murien di Arda
view post Posted on 9/5/2016, 10:05




Salve a tutti,
sono nuova sul forum, ma in quanto Thai Boxer forse riesco a dare una risposta abbastanza esaudiente.

Giusto l'8 maggio ho avuto una gara di K1 e ho perso.
Il mio allenatore mi ha detto una cosa che mi rimarra per sempre in testa e che non smetterà mai di tormentarmi (in senso positivo):"Tu hai talento, ma quando sei sul ring, sembra che la tensione ti paralizzi parzialmente. Ma quando sali sul ring è come se non ci fosse nessun altro a parte te e il tuo avversario e le regole cominciano ad andare a puttane, e sai perchè? Perchè sarà inevitabilmente la cattiveria a farla da padrone, non dimenticarlo mai. E tu, hai bisogno di dominare il ring, perchè chi usa la tecnica e domina il ring, è un bravo lottatore, ma chi ha la tecnica e la voglia di combattere per sè stesso, dominerà il ring come non ha mai fatto nessun altro. questo diventerà un eccellente combattente, non solo perchè vince, ma perchè giocherà nel rispetto delle regole e del suo avversario". questa per me è cattiveria agonistica.
Non si tratta di vera e propria cattiveria, quella fine a se stessa, ma quella cattiveria che ti cresce dentro quando sai che lo devi fare per te stesso e per nessun altro, perchè se c'è qualcuno a cui devi dimostrare di che pasta sei fatto, sei proprio tu. devi combattere per il tuo essere e nel rispetto delle regole, solo così dominerai il ring, il tuo avversario e la tua vita.

Tutto questo finirà nel tuo bagaglio di esperienze della vita, perchè gli sport da combattimento sono vere e proprie lezioni di vita, fidati.
Ti insegnano a essere comprensivo con te stesso e umile e rispettoso verso chi ti circonda.

Non so se ti è stato d'aiuto, ma questo mi viene in mente in ogni momento della giornata e mi sprona ad allenarmi ancora più duramente.
Continua ad allenarti e cerca di capire in cosa eccelli di più. Quelle saranno le tue armi segrete.

Ciao da Murien di Arda
 
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8 replies since 25/3/2007, 19:46   5233 views
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